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Dieci anni fa il pestaggio di Emmanuel Bonsu

 

#AccaddeOggi: dieci anni fa il pestaggio di Emmanuel Bonsu.
Il 29 settembre 2008 come ogni giorno Emmanuel Bonsu Foster, 22 anni, ghanese regolare, è andato a scuola intorno alle 18,15. Le sue lezioni all’Itis serale di via Toscana, di fronte al parco ex Eridania, iniziano alle 18,45. Il giovane è entrato in classe con anticipo, ha posato la cartella (in cui c’erano i documenti d’identità) ed è sceso in strada a fare due passi nel parco, aspettando l’inizio della lezione. Sono le 18,25. “Ho visto due uomini che parlavano dietro di me al cellulare – racconta – e un altro che si è avvicinato. Di colpo l’uomo da solo si è avvicinato senza dire niente, senza identificarsi e mi ha preso le mani. Gli altri due sono arrivati di corsa e mi hanno accerchiato. Ho preso paura, mi sono liberato e sono scappato”. Emmanuel, gracile, alto non più di un metro e settanta e che dimostra meno anni di quel che ha, inizia la sua fuga disperata. In poco tempo arrivano altri tre agenti. Solo uno, secondo il ragazzo, da come è vestito “si capiva che era della polizia”. Emmanuel fugge per il parco ma viene rincorso e atterrato. A pancia in giù sull’asfalto “mi hanno messo un piede sulla testa” e “hanno cominciato a menarmi. Poi le manette. Uno mi ha colpito con un pugno al volto”. Nell’aggressione “gli agenti credo abbiano usato manganelli o forse erano bottigliette d’acqua, non so”. Il 22enne viene fatto salire sulla macchina della polizia municipale. Con le manette ai polsi “hanno continuato a colpirmi finché non ho smesso di dimenarmi” e “mi davano del negro”. Portato al comando della polizia municipale il giovane è stato fatto spogliare, perquisito e sbattuto in cella. Il giovane racconta di essere stato insultato: insulti razzisti. Gli è stato negato il permesso di telefonare a casa: solo alle 23 è arrivato il padre dello studente. Senza spiegazioni plausibile davanti a quell’o cchio nero “mi hanno detto che era caduto ed era stato fermato perché non voleva dare le sue generalità” ha detto il padre, il giovane è stato rilasciato. E la polizia ha consegnato alla famiglia Bonsu una busta del Comune di Parma contenente i verbali con scritto sopra: “Emmanuel negro”.

Iter giudiziario:
Processo primo grado: Gli otto agenti accusati di sequestro di persona, lesioni, insulti razzisti e minacce sono stati tutti condannati con pene che vanno dai sette anni e nove mesi al vigile che si è fatto ritrarre nella foto con Emmanuel dopo il pestaggio, ai due anni (pena sospesa per la condizionale). Delusa la parte civile che rappresentava Bonsu che si è vista sì riconoscere un diritto al risarcimento del danno e una provvisionale di 135 mila euro ma si è vista respingere dal tribunale la richiesta di riconoscere il comune di Parma responsabile civile per quanto accaduto al ragazzo.

Processo d’appello: Sono stati condannati anche in appello gli otto vigili urbani di Parma. La pena più alta inflitta dalla giudice della corte d’appello di Bologna, Daniela Magagnoli è per Pasquale Fratantuono, l’agente che si fece fotografare con Bonsu ritratto come un trofeo. Il vigile dovrà scontare 5 anni e 6 mesi di reclusione per lesioni, sequestro di persona e altri reati, con l’aggravante della discriminazione razziale. In appello il giudice lo ha tuttavia assolto dal reato di perquisizione arbitraria su alcuni minori presenti nel Comando dei Vigili quella sera; assoluzione in parte anche dalle accuse di falso. Per questo la pena per lui è stata ridotta: in primo grado prese infatti 7 anni e 9 mesi. La pena più bassa è invece quella per Graziano Cicinato condannato a 2 anni e 10 mesi. Nel suo caso la pena è stata aumentata rispetto al primo grado, in cui gli erano stati dati due anni con pena sospesa. La sospensione condizionale in appello è stata invece revocata (perché la condanna è superiore ai due anni). Cicinato dovrà scontare anche altri otto mesi per il reato di perquisizione arbitraria, reato da cui era stato assolto in primo grado. Il giudice ha anche stabilito che il Comune di Parma non dovrà risarcire la parte civile proprio come era successo in primo grado. Il risarcimento alle vittime è saltato infatti per un errore degli avvocati, un ritardo cioè nel depositare le conclusioni da parte degli avvocati della famiglia di Bonsu. Queste le altre condanne inflitte dalla corte d’appello: Stefania Spotti 5 anni (6 anni e 8 mesi in primo grado); Andrea Sinisi 4 anni (4 anni e 9 mesi in primo grado); Giorgio Albertini 3 anni e 10 mesi (4 anni e 7 mesi in primo grado), anche per lui cadono le accuse di perquisizione arbitraria e in parte di falso; Marco De Blasi 4 anni (3 anni e 4 mesi); Mirko Cremonini 4 anni e 2 mesi (3 anni e 6 mesi in primo grado). Cremonini era l’unico, assieme a Fratantuono, a dovere rispondere anche delle aggravanti, confermate in appello, della discriminazione razziale.

Cassazione: I giudici della suprema corte hanno rimesso in discussione buona parte delle decisioni della Corte d’appello di Bologna: hanno assolto uno degli otto imputati dal reato di sequestro di persona. Per gli altri invece è stato deciso che ci sarà un processo di appello bis con il reato di sequestro di persona derubricato a ‘semplice’ arresto illegale, e inoltre saranno giudicate di nuovo anche altre piccole vicende di questo intricato caso giudiziario. La Cassazione, che ha comunque confermato le condanne per molti dei reati contestati, ha infine annullato la decisione che vedeva il comune di Parma non responsabile civilmente.

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