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Sentenza Cucchi, l’associazione Stefano Cucchi Onlus «Mai più casi del genere»

Stefano Cucchi
 

«In questi anni la famiglia Cucchi ha sempre creduto nella giustizia. Proprio per questo ha lottato con dignità e compostezza e, malgrado ci siano voluti dieci anni, è riuscita ad arrivare alla verità». L’associazione Stefano Cucchi Onlus, nata nel 2017 per volere di Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, morto a 31 anni mentre era nelle mani dello Stato e che oggi vede al lavoro attivisti e attiviste «dalla parte degli ultimi» commenta così la sentenza emessa dalla prima Corte d’Assise di Roma al termine del cosiddetto “processo bis” sulla morte di Stefano.

«Con Ilaria e Fabio e tutta l’associazione Stefano Cucchi saremo sempre in prima linea affinché questi casi non accadano mai più», dicono dall’associazione Stefano Cucchi Onlus.

«Forse ora Stefano potrà riposare in pace e forse anche i miei genitori avranno un po’ di sollievo», dice Ilaria subito dopo la lettura della sentenza che vede due dei carabinieri imputati condannati a 12 anni per omicidio preterintenzionale, come autori del «violentissimo pestaggio» che ha portato alla morte di Stefano, e altri due carabinieri a pene minori per falso.

«Era una verità talmente evidente, negata per troppo tempo», dice il legale della famiglia, Fabio Anselmo, vicepresidente dell’associazione. «Dieci anni di vita che abbiamo perso tutti. Vedremo la sentenza, ma Stefano è morto a causa, per colpa e responsabilità di chi l’ha picchiato».

«Grazie al lavoro di tutti coloro che ci hanno creduto. Ringrazio anche tutti gli uomini e donne in divisa che insieme a noi hanno combattuto affinché venisse fatta giustizia», aggiunge Ilaria Cucchi.

«Non abbiamo mai voluto vendetta. Non abbiamo mai voluto qualcuno da incolpare», dice il papà di Stefano, Giovanni. «Non volevamo un colpevole qualsiasi. Volevamo i veri colpevoli».

«Un pensiero a tutti coloro che ci sono stati accanto e che hanno aiutato a raggiungere finalmente questo momento di verità e giustizi», dice la mamma di Stefano, Rita. «Abbiamo visto una giustizia che per la prima volta si può definire tale. Oggi Stefano può iniziare a riposare in pace».

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