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Dino Budroni: quello sparo solitario

 

Roma. È  l’alba del 30 luglio 2011 quando la polizia apre il fuoco contro la Ford Focus guidata da Dino Budroni, 40 enne romano, e spara due colpi.

Un proiettile calibro 9, sparato ad altezza d’uomo, gli trapassa polmoni e cuore.

L’agente scelto Michele Paone, allora 28enne, viene assolto in primo grado nel 2014 dall’accusa di omicidio colposo.

Nella sentenza di assoluzione, il giudice scrive:

“È verosimile che, durante la fase dell’esplosione dei due colpi, avvenuta presumibilmente, e secondo logica, in istanti assai ravvicinati e concitati, ad opera di un soggetto, il quale, anche se aduso ad affrontare situazioni di questo genere, tuttavia non poteva essere caratterizzato, al momento, per tutte le ragioni sin qui evidenziate, da una completa serenità, siano intervenuti significativi e determinanti fattori del tutto esterni, i quali hanno rivestito un’influenza, di certo negativa, rispetto all’azione stessa di puntamento dell’arma. […] tantomeno è possibile escludere che in ragione della presumibile, assai ravvicinata esplosione dei 2 colpi, l’alzo della pistola, derivante dal primo di essi, abbia potuto influire, in maniera purtroppo determinante, sulla traiettoria del secondo”.

Questi sono gli audio delle chiamate del 112. E di uno sparo, singolo, udibile distintamente e non seguito nell’immediato dal secondo colpo d’arma da fuoco.

Il 12 gennaio scorso la pubblica accusa ha chiesto la condanna dell’imputato in riforma alla sentenza di primo grado con la quale era stato assolto. Il pg ha chiesto un anno e sei mesi di reclusione.

L’avvocato Fabio Anselmo si è dichiarato molto soddisfatto della relazione del presidente. Vista la tarda ora il processo è stato rinviato al 4 maggio per le arringhe degli avvocati di parte civile Fabio Anselmo, che rappresenta anche l’associazione A buon diritto, ed Alessandra Pisa. La difesa concluderà il successivo 1 giugno.

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