< Tutte le notizie

In ricordo di Riccardo Magherini nel giorno del suo quarantatreesimo compleanno

 
Oggi Riccardo Magherini avrebbe dovuto festeggiare il suo quarantreesimo compleanno.  In occasione del compleanno di Riky in piazza Torquato Tasso a Firenze alle ore 12.00 l’Associazione Riccardo Magherini donerà al comune di Firenze un totem defibrillatore. Parteciperà alla cerimonia l’Assessore allo sport Sig. Andrea Vannucci che scoprirà una targa in memoria di Riky.

I fatti:

Riccardo Magherini muore durante un fermo dei carabinieri la notte tra il 2 e il 3 marzo 2014 in Borgo San Frediano nel centro storico di Firenze. Dicono che è agitato e violanto. Lo dicono i carabinieri. Invece i testimonialle finestre chiamano il 112 e il 113 per un uomo che chiede aiuto e ha paura. Ha 40 anni, è fiorentino. Ha un figlio. In quei minuti gira per le vie di san Frediano e urla “Mi vogliono sparare, mi stanno inseguendo”. Neanche il tempo di ritrovarsi fermato dai carabinieri. C’è chi ha visto calci su Riccardo ammanettato. C’è chi ha visto un ginocchio premere sul corpo di quell’uomo ammanettato faccia a terra. Urla Riccardo, chiama il figlio, chiede aiuto. Sente dolore e sveglia una via intera. Qualcuno riprende le ultime strazianti scene con un telefonino. Poi però Riccardo, con i carabinieri sopra, smette di urlare. Non si muove più. Sono le 1.31 del 3 marzo 2014.

Iter giudiziario:

Il 13 luglio 2016 il giudice Barbara Bilosi ha condannato per omicidio colposo tre dei quattro carabinieri intervenuti in Borgo San Frediano la notte del 3 marzo. I tre militari son stati ritenuti dal giudice responsabili, “in cooperazione colposa tra loro”, della morte del quarantenne. In pratica hanno concorso a determinare la morte di Magherini “per arresto cardiocircolatorio per intossicazione acuta da cocaina associata ad un meccanismo asfittico”. Assolti invece il quarto militare, e le due volontarie della croce rossa “per non aver commesso il fatto”. Per lo stesso motivo il giudice ha dichiarato ascritto il reato anche per terzo volontario della Croce rossa, Maurizio Perini, all’inizio del procedimento anche lui imputato, ma deceduto nel frattempo. I tre militari sono stati condannati anche al pagamento delle spese legali sostenute dalle parti civili per il 30% (2.200 euro) per ogni difensore, e al rimborso delle spese generali. Il restante 70% delle spese del giudizio saranno compensate tra le parti.Il pm Luigi Bocciolini, aveva chiesto la condanna a nove mesi per omicidio colposo. Per Corni, accusato anche di percosse per uno o due calci sferrati all’arrestato mentre era a terra ammanettato, era stata chiesta una ulteriore pena di un mese. Il giudice Bilosi ha però dichiarato il non doversi procedere nei confronti di Corni per l’accusa di percosse. Secondo Bocciolini, fino al momento in cui l’ex calciatore, padre di un bambino di due anni e non ancora quarantenne, fu bloccato, i carabinieri non violarono le regole. Ma poi averlo tenuto ammanettato a pancia in giù a lungo, per quasi mezz’ora, in una posizione che gli impediva di respirare regolarmente, fu “una condotta contraria non solo a una circolare che raccomandava di sollevare da terra i fermati in stato di agitazione, ma anche al semplice buon senso”.

Condividi questo articolo: